DEI e Diversity management: una guida
Scopri tutto ciò che c'è da sapere sulle politiche di DEI: Diversity, Equity e Inclusion in impresa.
Negli ultimi decenni, le politiche di Diversity, Equity e Inclusion (DEI: diversità, equità e inclusione) sono emerse come un imperativo strategico, non solo morale, per le organizzazioni di tutto il mondo.
Ma come nasce il concetto di DEI, e quando? Cosa ne pensano i lavoratori e quali sono le pratiche di “washing” collegate a questi temi? Proviamo a fare chiarezza con questo articolo di approfondimento, che raccoglie tutti i contenuti a tema Diversity, Equity e Inclusion.
- Diversity, Equity e Inclusion: dalle origini a oggi
- Diversity e Inclusion: cosa ne pensano i lavoratori?
- Disabilità e lavoro: cosa sapere
- Diversity e Inclusion team: il ruolo in azienda
- I fenomeni di “washing” legati alle politiche di DEI
- I principali progetti di Diversity, Equity & Inclusion di Sisal
Diversity, Equity e Inclusion: dalle origini a oggi
Il tema di Diversity, Equity e Inclusion all’interno delle imprese ha sostituito gradualmente l’approccio delle "pari opportunità" e si è radicato nel contesto aziendale. Come abbiamo descritto all’articolo “Diversity, Equity e Inclusion: dalle origini a oggi”, il fenomeno ha origine negli Stati Uniti alla fine degli anni '80 e si è diffuso in altre economie occidentali negli anni '90.
Le definizioni di diversità si sono concentrate sulle caratteristiche personali dei gruppi, come genere, etnia, razza, età, orientamento sessuale e disabilità, e si sono ulteriormente ampliate per includere altri aspetti dell'identità. L'obiettivo principale della diversity e inclusion aziendale è garantire parità di opportunità e trattamento per una vasta gamma di gruppi nel mondo del lavoro, creando un ambiente che favorisca l'uguaglianza e l'equità.
Diversity e Inclusion: cosa ne pensano i lavoratori?
L'importanza crescente che i Millennials e la Gen-Z attribuiscono all'allineamento dei valori tra loro e le organizzazioni per cui lavorano è un fattore molto importante. Questa tendenza sta guidando cambiamenti significativi nelle culture aziendali e nei valori, contribuendo a un mercato del lavoro più efficiente ed efficace.
La ricerca "Workmonitor 2023" di Randstad, di cui parliamo all’articolo “Diversity, Equity e Inclusion in azienda: cosa ne pensano i lavoratori?”, evidenzia che molti collaboratori d’impresa considerano essenziale sentirsi parte dell'azienda e cercano un'organizzazione il cui impegno per la Diversity, Equity e Inclusion sia in linea con i propri valori.
La ricerca mostra anche che la forza lavoro globale desidera lavorare in un ambiente inclusivo e diversificato, in cui i valori aziendali rispecchino quelli personali. Questo desiderio è particolarmente evidente tra i lavoratori più giovani, con dati che dimostrano che la maggioranza dei giovani tra i 18 e i 24 anni smetterebbe di lavorare se non si sentisse in sintonia con l'azienda come datore di lavoro.
Inoltre, il testo sottolinea che la Diversity, Equity e Inclusion non sono importanti solo per i lavoratori, ma anche per le imprese stesse. Ricerche indicano che un ambiente di lavoro inclusivo può portare a un aumento delle prestazioni, una riduzione del turnover e una diminuzione delle assenze per malattia.
In conclusione, il testo evidenzia come una cultura aziendale inclusiva non solo attiri una varietà di talenti, ma contribuisca anche a trattenere i dipendenti, migliorando il loro impegno e la loro soddisfazione sul posto di lavoro.
Disabilità e lavoro: cosa sapere
L'articolo "Disabilità e lavoro: cosa sapere" mette in evidenza il diritto al lavoro delle persone con disabilità, come stabilito dall'articolo 27 della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità. Esso sottolinea il concetto del "modello sociale della disabilità", che sposta la responsabilità dalla persona disabile all'ambiente circostante.
I dati sul numero di persone con disabilità in Italia e la loro potenziale contribuzione alla forza lavoro sono significativi, e vi sono alcune leggi che promuovono l'uguaglianza di opportunità nel lavoro per le persone con disabilità. Le sfide per l'integrazione nel mondo del lavoro per le persone con disabilità sono molte, ma ci sono anche molte soluzioni: l’impegno delle aziende per creare luoghi di lavoro inclusivi è sempre più forte.
Diversity e Inclusion team: il ruolo in azienda
In un mondo sempre più globalizzato e interconnesso, le imprese riconoscono l'importanza di promuovere la diversità e l'inclusione negli ambienti di lavoro. Un Diversity e Inclusion Team svolge un ruolo chiave in questo contesto, lavorando per creare e mantenere un ambiente lavorativo inclusivo.
Questo implica lo sviluppo di politiche e procedure per promuovere la diversità e l'uguaglianza di opportunità per tutti i collaboratori, indipendentemente da caratteristiche personali come razza, etnia, genere, orientamento sessuale o disabilità. Il team si impegna anche nella sensibilizzazione e nella formazione del personale, oltre a monitorare il raggiungimento degli obiettivi aziendali in termini di diversità e inclusione.
Nel complesso, il Diversity e Inclusion Team contribuisce a creare un ambiente in cui tutti i dipendenti si sentono accettati e valorizzati, migliorando la cultura aziendale e aumentando la produttività e il successo dell’organizzazione. Ne abbiamo trattato in modo approfondito all’articolo “Diversity e Inclusion Team: il ruolo in azienda”.
I fenomeni di “washing” legati alle politiche di DEI
I fenomeni di "washing" legati alle politiche di Diversity, Equity e Inclusion (DEI) rappresentano una serie di pratiche aziendali discutibili, che coinvolgono l'uso superficiale e spesso ingannevole di temi sensibili legati alla diversità e all'inclusione. Questi fenomeni riflettono un'apparente adesione a valori importanti senza il sostegno di azioni significative e trasformative. Ecco le principali forme di "washing" che troviamo in questo contesto.
Rainbow washing e comunità LGBTQIA+
Il "rainbow washing" è una pratica associata al "woke washing," che si riferisce a sforzi aziendali per sostenere le politiche di Diversity, Equity e Inclusion (DEI) senza un effettivo impegno concreto. Queste azioni sono spesso superficiali e mirano principalmente a piacere ai consumatori. Il termine "rainbow washing" deriva dall'arcobaleno, un simbolo dell'orgoglio LGBTQIA+. Si riferisce a strategie di marketing in cui le aziende cercano di avvicinarsi alla comunità LGBTQIA+ per ottenere l'apprezzamento dei consumatori, ma senza un vero impegno in iniziative DEI.
Questo fenomeno coinvolge sia i consumatori che i dipendenti. Le aziende possono adottare azioni come l'aggiornamento del logo con i colori arcobaleno, la revisione delle homepage dei siti web o la promozione di sconti durante il Pride Month, senza attuare un impegno effettivo verso l'inclusione. Questo approccio può anche manifestarsi all'interno dell'ambiente di lavoro, con datori di lavoro che dichiarano di promuovere l'inclusione ma non trattano adeguatamente la diversità di orientamento sessuale.
Tuttavia, molte aziende stanno implementando politiche DEI per valorizzare la diversità interna e creare un ambiente di lavoro inclusivo. Nonostante ciò, come abbiamo approfondito all’articolo “Rainbow washing e la comunità LGBTQIA+”, il coming out in ambito lavorativo è ancora poco diffuso e alcune persone appartenenti al gruppo LGBTQIA+ sperimentano svantaggi o micro-aggressioni sul luogo di lavoro.
È necessaria un’attività di formazione e sensibilizzazione per favorire l'inclusione delle persone LGBTQIA+ nel mondo del lavoro. Naturalmente, i datori di lavoro dovrebbero impegnarsi in azioni concrete a favore della comunità LGBTQIA+ anziché limitarsi a dichiarazioni superficiali che promuovono il rainbow washing.
Woke washing
Il woke washing è un fenomeno in cui le aziende cercano di sfruttare l'interesse crescente per la diversità e l'inclusione attraverso dichiarazioni pubbliche e iniziative che sembrano progressiste ma che mancano di un impegno reale verso questi valori. Queste aziende cercano di sfruttare la reputazione positiva associata alle politiche di DEI, senza adottare pratiche coerenti con tali valori. Come abbiamo descritto all’articolo “Woke washing: cos’è e come difendersi”, può assumere varie forme, tra cui campagne pubblicitarie che sfruttano temi sociali senza effettivamente impegnarsi per il cambiamento sociale, appropriazione culturale di immagini o simboli, e sponsorizzazioni di eventi senza una comprensione approfondita delle problematiche.
Le aziende possono promuovere autenticamente la diversità, l'equità e l'inclusione seguendo alcuni principi chiave. Prima di tutto, devono concentrarsi sul cambiamento interno, adottando politiche e pratiche che riflettano la DEI all'interno dell'azienda stessa, inclusi programmi di assunzione equi e la creazione di un ambiente di lavoro inclusivo. Devono anche ascoltare e coinvolgere le comunità interessate, essere trasparenti riguardo ai loro sforzi e evitare il tokenismo, promuovendo la rappresentanza autentica a tutti i livelli dell'organizzazione.
Il woke washing rappresenta una minaccia per l'obiettivo di promuovere la diversità, l'equità e l'inclusione nelle aziende. Per contribuire a creare un ambiente di lavoro equo, inclusivo e sostenibile, le aziende devono impegnarsi in modo autentico e significativo, evitando pratiche superficiali.
Social washing: di cosa si tratta
Il social washing è un fenomeno in cui le aziende cercano di sfruttare l'interesse crescente per questioni sociali presentandosi come sostenitrici di tali cause senza un vero impegno nel promuovere cambiamenti concreti. Questo crea un'apparenza di responsabilità sociale ma spesso manca di un impatto reale. Il social washing è simile ad altri fenomeni come il "green washing," che coinvolge la presentazione ingannevole di pratiche ecologiche da parte delle aziende senza un impegno effettivo verso la sostenibilità ambientale, e il "woke washing”, che riguarda l'uso superficiale di temi socialmente sensibili per scopi di marketing senza coinvolgimento nella risoluzione dei problemi sottostanti.
Il social washing può manifestarsi attraverso campagne di marketing ingannevoli, rappresentazione "di comodo" di gruppi sotto-rappresentati nelle campagne pubblicitarie, e dichiarazioni vuote sulla dedizione alla responsabilità sociale. Per riconoscere ed evitare il social washing, è importante cercare coerenza tra i messaggi comunicativi e le azioni effettive dell'azienda. L'approfondimento e la ricerca accurata sono fondamentali per distinguere le aziende che agiscono in modo responsabile da quelle che fingono di farlo.
I principali progetti di Diversity, Equity & Inclusion di Sisal
Sisal è un’impresa molto sensibile alle politiche di Diversity, Equity e Inclusion. Per questo, ha adottato una serie di iniziative significative legate alla DEI, al fine di promuovere un ambiente di lavoro inclusivo e sostenibile. Al cuore di queste iniziative c'è il "Sisal Inclusion Team", un gruppo dedicato di professionisti che lavora instancabilmente per sostenere la diversità aziendale. Questo team è stato fondamentale nello sviluppo e nell'attuazione dei principali progetti di Diversity & Inclusion di Sisal. Tra questi, spiccano le "Inclusion Guidelines", che delineano le politiche e le pratiche aziendali per promuovere un ambiente di lavoro equo e inclusivo. Inoltre, Sisal offre programmi formativi specifici sulla Diversity & Inclusion, che mirano a sensibilizzare e formare i dipendenti su questioni legate alla diversità e all’inclusione.
Un altro progetto interessante di Sisal è l'OpenCafé languages, che crea spazi di dialogo e apprendimento per favorire l'integrazione e l'interazione tra i dipendenti di diverse origini linguistiche. Queste iniziative testimoniano l'impegno concreto di Sisal nel promuovere una cultura aziendale che abbraccia la diversità e l'inclusione in tutte le sue sfaccettature.
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